Sabato 6 Maggio alle 17.30 inaugura la mostra di Stefania Gagliano per la rassegna Arteintorre.
La mostra, curata da Alessandro Mescoli e patrocinata dal Comune di Castelnuovo Rangone, sarà fruibile fino a Domenica 14 Maggio.
Il disegno come indagine sociale
di Alessandro Mescoli
Precise imperfezioni è il titolo della mostra che Stefania “ Stella “ Gagliano ha pensato appositamente per le sale del Torrione medievale di Castelnuovo Rangone, attraverso la quale consolida il proprio interessere per la linea di ricerca che l’ha accompagnata in questi anni.
Dal lavoro di Stella ciò che risulta è un’analisi a tutto tondo dei rapporti e delle
relazioni che si generano tra gli esseri umani e l’ambiente dove vivono, portando
all’attenzione del visitatore le responsabilità dell’uomo in queste connessioni. Un
uomo ed una donna tenuti “sotto osservazione” e studiati dall’artista quali elementi
antropologici, incapaci di assistere ai magmatici mutamenti della società senza farsi
giudice, influenzando (e a volte corrompendo) il divenire di un processo.
Questa personale , che ricorre ad un uso critico-indagatore del disegno e della pittura
spingendosi fino all’installazione ed al suono, si divide in un due tempi ,
modellizzando il pensiero dell’artista attraverso un confronto tra la sfera naturale e
quella umana.
Il primo tempo che accoglie il visitatore è di ampia valenza estrospettiva, ed
attingendo sia alla cinematografia che ad un tempo mitologico non specificato, vede
succedersi come componenti di una quinta teatrale diversi elementi afferenti al
naturale: cielo, suolo, ambienti umidi, animali messaggeri di un cambiamento in
divenire, e fiori. L’orchidea per la precisione. Fiore stereotipale, umanizzato e
passionale, sintetizza tutte le qualità e debolezze dell’uomo mancanti da questa
scena ambientale ( che Stefania trae con grande capacità segnica su tela ), la quale
potrebbe appartenere nella visione complessiva all’interpretazione moderna di un
ipotetico “ frame” successivo ad una “cacciata biblica” .
La grandezza della natura si manifesta così senza la presenza umana, autonoma e
perfetta nelle sue imperfezioni ed asimmetrie, noncurante della nostra presenza e dei
nostri giudizi. Indifferente ad ogni pensiero laterale si discosta ad un modello unico
attraverso la ripetizione differente di barilliana teoria. Sempre uguale,ma sempre
diversa, come nei diorami pittorici di Martin Johnson Heade.
L’analisi pittorica della Gagliano continua poi nel secondo tempo, il tempo dell’umano,
dove i corpi rappresentati sono spogliati di ogni barriera atta ad impedirne l’indagine
e decontestualizzati da ogni coordinata ambientale. Qui l’artista modenese mette in
atto una potente rappresentazione anatomica, convulsa nel nervosismo delle pose
anaplastiche e della topografia figurale, sottolinea , senza tendere ad un mero
esercizio artistico, il “ precisamene imperfetto “ presente in ogni nervo contratto, in
ogni muscolo retratto, in ogni artefatto cutaneo. Con crudezza e realismo Stella
rende figure uniche ed identitarie di perfetta tensione, apparentemente sofferenti,
che fanno di ogni loro diversità e differenza un tratto distintivo ed individuale, dettato
dal “ self “ , dal vissuto e dalle storie personali. Il derma come una mappa
autobiografica di ferite e premi, residuali esiti di responsabilità civile e lotta.
Da qui la nascita di un’antitesi con il sistema naturale, e lo svelamento duale
dell’anima dell’esposizione. Impossibile per questa platea di figure sotterranee
emanciparsi completamente dallo sguardo inopportuno, dall’atto perentorio sociale e
ciarlante di chi saccente si sente capace di giudicare , qui metonimicamente
identificato dal “clericato con scarpette rosse”, il cui titolo arbitrale sembra poggiare
solamente sul fondamento di una cultura secolare e priva di revisione adattativa
all’attuale contesto sociale.
Attraverso il particolare allestimento la mostra pone l’accento sul rischio
rappresentato della violenza insita nel “sentenziare” , dalla ricerca di una conformità
incondizionata, e della paura della diversità. Paura che l’artista rappresenta , non
senza coinvolgimento emotivo, attingendo dal senso figurato “ battere i denti dalla
paura “; tramite un’installazione fisica e sonora costituita da calchi in gesso di
bocche e arcate dentarie, cui si sovrappone in ambiente il suono corrispondente.
Come nei romanzi di Pier Vittorio Tondelli, la provincia si riconferma quale dotto
collettore delle ricerche e sperimentazioni artistiche, che nella mostra di Stefania
“Stella” Gagliano raggiunge uno dei più alti piani artistici e di vettore sociale.
In allegato la locandina con tutti i dettagli.